Karate: le origini storiche di quest'arte marziale giapponese

Karate
Se si vuole risalire agli albori del karate, è necessario inevitabilmente fare riferimento a leggende tramandateci oralmente, in quanto non si conoscono documenti ufficiali nei quali viene riportata la cronistoria di quest'antica arte marziale. Ma, come capita molto spesso a tutte le leggende, i racconti si fondono con la fantasia e l'immaginario.

Il karate si sviluppò a Okinawa, un'isola dell'arcipelago delle Ryukyu, a sud del Giappone. Secondo il racconto tradizionale, le arti marziali divennero molto popolari presso gli isolani per un semplice motivo: era loro vietato possedere armi. In realtà nell'isola di Okinawa, sin dal quindicesimo secolo, ci furono due diversi editti che stabilirono il divieto di possedere armi: il primo promulgato nel 1429; il secondo circa duecento anni più tardi, nel 1700.

L'arcipelago delle Ryukyu è un agglomerato di isole che, sin dagli albori del nono secolo dopo cristo, dovette fare i conti con le continue invasioni provenienti dal vicino Giappone. Per meglio approntare una difesa, gli abitanti si aggregarono in gruppi di villaggi sotto la guida di capi.

Con il tempo tali aggregati si organizzarono sempre più, sino a divenire tre distinti regni. Gli abitanti dell'isola di Okinawa avevano rapporti continuativi con la vicina Cina, con la quale approntavano proficui scambi commerciali e culturali.

Dal quattordicesimo secolo l'arcipelago delle Ryukyu era pertanto diviso in tre regni, ormai divenuti autonomi: il regno di Chuzan, quello di Nanzan ed il regno di Hokuzan. Questi tre regni, in perenne lotta tra di loro, furono unificati dal re Shoashi di Chuzan, il quale dopo un lungo periodo di guerre ebbe la meglio, dando il via alla prima dinastia Sho. 

Unificati i tre regni, tra i primi editti emessi dal nuovo sovrano, vi fu il sopracitato divieto di porto d'ami per gli abitanti delle isole.  In tal modo si pensava di rendere meno probabili rivolte e tumulti tra gli abitanti, restii ad accettare il nuovo ordine. Nel contempo nella città di Shuri venne stabilito un governo centralizzato, il quale perdurò per i successivi duecento anni.

E' in questo clima storico e culturale che nasce ed inizia a svilupparsi il Te, l'arte marziale genitrice del karate. Costretti a non usare armi, gli abitanti di Okinawa iniziarono a sviluppare forme di autodifesa a mani nude, sulla scorta degli insegnamenti che arrivavano dalla vicina Cina.

Si ritiene che in questo periodo due filoni si sviluppino: da una lato di nobili okinawesi, che affinarono le tecniche di combattimento a mani nude; dall'altro lato i contadini ed i pescatori dei piccoli villaggi i quali, sprovvisti di armi per difendersi a causa dell'editto, crearono forme di lotta con l'uso degli arnesi da lavoro di tutti i giorni, gettando il seme per quello che sarebbe poi divenuto il Kobudo di Okinawa. Entrambe le nuove scuole, quella disarmata e quella armata , venivano praticate in massima segretezza e confinate nelle rispettive classi sociali.

La prima manifestazione, tramandataci, di arti marziali cinesi ad Okinawa risale al 1761, a dimostrare il grande influsso che esercitava la Cina sullo sviluppo delle arti marziali nell'arcipelago. Durante il diciannovesimo secolo quest'arte iniziò a prendere il nome di "Tode".

E' particolarmente significativo il significato della parola Tode
  • il termine TO stava ad indicare la provenienza cinese di quest'arte (TO = dinastia T'ang) 
  • il termine TE, cioè mano, poteva essere pronunciato DE.

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