La parola samurai deriva da un verbo, saburau, il cui significato letterale è "servire" ed indica un particolare tipo di guerriero del Giappone feudale. Un termine più appropriato per quelli che oggi vengono comunemente identificati come samurai è il termine bushi, che ha invece il significato di "guerriero".
Attualmente e correttamente il termine samurai viene usato per indicare la nobiltà guerriera feudale giapponese, in tal modo distinguendola da altre unità militari del tempo quali, ad esempio, gli ashigaru, cioè i fanti.
Agli inizi dell'anno 900 gravi carestie e conflitti bellici resero il governo centrale del Giappone poco incisivo e impossibilitato a controllare il territorio dell'isola. Per tale ragione i nobili istituirono, autonomamente, veri e propri eserciti personali, composti da guerrieri provenienti dalle campagne e istruiti nelle più raffinate forme di combattimento.
Le continue lotte interne tra i differenti clan finirono per aumentare il potere e l'importanza di questi guerrieri facenti parte degli eserciti personali. Contemporaneamente i nobili feudatari, veri e propri padroni delle rispettive porzioni di territorio, resero l'imperatore di fatto escluso dalla direzione dello stato. E' in ragione di tali contingenze storiche che, sin dal XII secolo, i samurai costituiscono la casta più importante della piramide sociale.
I samurai erano al completo servizio del proprio padrone (daimyô), sino al punto di essere pronti pronti anche a togliersi la vita tramite il famoso rituale chiamato seppuku, comunemente conosciuto in occidente con il termine improprio di harakiri, cioè taglio del ventre.
I samurai che non servivano un daimyo, per molteplici ragioni (per morte dello stesso, o perché ne avevano perso il favore, venendo allontanati dall'esercito personale del signore) erano chiamati ronin.
Questi guerrieri costituivano una classe colta, la quale oltre alle arti marziali, direttamente connesse con la loro professione, praticava arti zen come il cha no yu o lo shodo.
Con il tempo le pratiche ed il credo di questi guerrieri si stratificarono, dotando i samurai di un vero e proprio codice d'onore: il bushi-do (la via del guerriero) che oltre al comportamento sul campo di battaglia ne regolava la vita civile e spirituale.
La fortuna dei samurai perdurò durante tutto il periodo feudale del Giappone, sino all'era Tokugawa, nella quale persero gradualmente la loro funzione militare, divenendo essenzialmente burocrati dello Shogun (il signore gerarchicamente superiore ai daimyo). Dopo la svolta "civile", la spada del samurai veniva usata soltanto per scopi cerimoniali.
Con il rinnovamento Meiji (tardo XIX secolo) la classe dei samurai fu abolita in favore di un esercito nazionale in stile occidentale.
Nonostante la scomparsa della figura del samurai come allora conosciuta, il bushi-do è sopravvissuto nel tempo ed è ancora, nella società giapponese odierna, un nucleo di principi morali e di comportamento fondamentali.
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